NON SIAMO PECORE!
Lectio divina di venerdì 9 maggio presso casa Incantevole (Gv 10, 1-10)
Il Vangelo di oggi sembra proprio che ci faccia identificare con delle pecore. Sì, pecore che devono riconoscere il loro pastore “legittimo” rispetto ad altri estranei che le deprederebbero come ladri e briganti, ma sempre “pecore”.
Diciamoci la verità: a nessuno di noi piace sentirsi una pecora!
E pensiamoci un attimo: ma davvero Gesù ci vuole pecore? Davvero Dio ci tratta così? Davvero tutto il Vangelo si esaurisce in questo: seguire come un muto e “cieco” gregge di pecore a testa bassa il proprio capo? Può mai pretendere di volermi bene uno che mi tratta come “sua pecora”?
Diciamoci la verità: una pseudo-spiritualità, che ha trasformato la “pastorale” (Ez 34! Mt 23!) in una pretesa di obbedienza cieca e muta di un popolo-gregge da guidare, non è certo stata lontana dalla chiesa nella sua storia di ieri e a volte nella sua pratica attuale.
Quanti leader spirituali – al di là di ogni credo religioso – si appropriano in nome di Dio delle altrui coscienze, legano a sé, seducono e si impongono come arbitri del bene e del male, perseguitano con sensi di colpa, si presentano come “l’uomo forte del destino”, il “conduttore”, la “guida” e indicano la “via” della salvezza al proprio gregge, scaricando il male su “capri espiatori”? (Anche Stalin o Hitler hanno fatto così!)
No, non siamo pecore!
Il Vangelo di oggi è il commento di un gesto compiuto da Gesù: la guarigione del cieco nato (Gv 9) Aveva “trasformato” un cieco elemosinante (cioè altro che pecora: una nullità… ) in un uomo capace di vedere, di ragionare con la propria testa, di separarsi dai propri genitori, di mettere in discussione la Legge (il Sabato), di distinguersi dalla folla (che non lo riconosceva più), di discutere serenamente con i capi religiosi, di parlare loro di Dio con compostezza…. prima ancora di farsi “riconoscere” da lui come Colui che lo aveva guarito!
Altro che pecore, Gesù vuole fare di noi degli uomini!
E ci dice che lui è la “porta” dell’umano. Cioè l’uomo lo incontri come uomo (e non lo rubi o depredi come un oggetto o animale) solo quando passi attraverso di Lui: è Lui la Forma dell’umano! Siamo fatti “a sua immagine e somiglianza”! Siamo fatti come Dio, cioè!
Altro che pecore! Siamo unici, irripetibili, siamo persone.
SIAMO LIBERI!
E lo siamo perché udiamo una Voce che chiamando proprio me, nella mia unicità e soggettività, mi fa esistere come un “io”, tirandomi fuori da ogni recinto in cui chiudo “me” stesso.
La stessa Voce che in ciascuno di noi è la voce della coscienza.
Sono libero in forza di questa voce che mi tira fuori da ogni determinazione storica e contingente, da ogni padrone che vuol trascinarmi dietro come sua pecora!
Diciamoci la verità: senza il Cielo saremmo tutti pecore nel recinto di questo o quel padrone. Chi è il tuo? Il tuo gruppo di amici? La persona da cui dipendi per stare bene o male oggi? La massa a cui ti adegui per sentirti “normale”? I tuoi stessi genitori? I tuoi leader spirituali? La persona che hai al tuo fianco e che in nome dell’amore pretende di controllare ogni tuo passo e ogni tuo respiro? Smettila di consegnarti come pecora, in cambio di un po’ di elemosina… Tu sei libero! Non appartieni a nessuno, perché appartieni (cioè sei della famiglia…) di Dio (Is 43, 1)!
E’ tanto vera questa cosa che libertà e Dio sono sinonimi: se sei veramente libero, sei in Dio (anche se non lo riconosci ancora pienamente, come il cieco nato), e se sei (davvero) in Dio, sei un uomo libero!
Ma diciamoci ancora un’altra verità: non è affatto scontato o facile essere liberi! Non è qualcosa che si abbia una volta per sempre! Non è un mio recinto in cui posso chiudermi! La libertà è una conquista continua, richiede una ascesi, una sequela, un continuo farsi condurre fuori da quella Voce, per non farsi sequestrare da nessun altra!
Spesso la libertà si camuffa con la reazione che mi viene spontanea, con il mio piacere, con il mio stato d’animo del momento!
Pensa a come reagisci alle persone, specialmente a quelle importanti per te. Ti sembra davvero che sei libero quando ti vergogni o ti inibisci o accontenti o anche quando ti arrabbi o ti opponi, sbuffi e sbatti la porta, in risposta ad un atteggiamento di un altro? Seduci o vieni sedotto, tieni il muso, ti offendi, ti fai rattristare… sei libero? No, stai solo reagendo a qualcosa che l’altro ti provoca dentro (e a qualcosa che “scatta” in te).
Non puoi essere libero, così, in automatico. La vera spontaneità non è quella che viene giù facile, come reazione. La vera libertà richiede una sforzo: uno sforzo di volontà (spontaneità da “sponte” = volontà”!).
Prova ad ascoltare la Voce che è in te e fa’ oggi una cosa nuova: sorridi a chi ti provoca una reazione, benedicilo, sii gentile, fa’ di cuore una cosa per lui, spiazzalo con la tua serenità! Non reagire alla provocazione, abbraccialo! Così sei veramente libero!
Non fare più la pecora, non reagire soltanto! Allenati ogni giorno ad essere libero! Fa’ una cosa nuova. Sorprendi chi ti vuole bene!
Ascolta la Voce, ma attento: è un sussurro lieve. E facilmente può venir soffocato dal rumore dei tuoi capricci o azzittita dalle tue “ragioni”. E’ un Altro che ti parla dentro; ed è sempre un “altro” che ti sveglia alla tua coscienza. Il volto della donna che ami, ad esempio! Lasciati aprire il cuore oggi da chi ti vuole bene! E’ un altro che ti indica la strada – sì, è sempre così – ma tu ne riconosci la la voce, perché ti risuona dentro, te ne senti da sempre abitato, gli appartieni. Solo così un altro può essere per te “pastore/guida”, solo se, come un profeta, ti aiuta a riconoscere la Voce della tua coscienza. Segui la Voce che ti parla dentro! Che ti chiama per nome! Che ti vuole condurre al “riposo”, alla pace, alla vera sicurezza interiore.
Che ti chiama per nome da sempre.
Così che non tu non ti perda mai nel gregge anonimo di nessun pastore-padrone.
Segui la sua Voce per non essere pecora di nessuno.
Libero, perché “liber”: FIGLIO AMATO! Figlio di Dio!
E, solo amando, resti libero!
(Mimmo Armiento)