Il “TE SOSPESO”
Mentre a Napoli si diffondeva la pratica del “caffè sospeso”, nel resto del mondo si era già diffusa quella del “te sospeso”.
Nel primo caso qualcuno pagava il conto per te senza conoscerti, nell’altro qualcuno che ti conosceva bene non chiudeva mai il conto con te, non rendeva mai conto di te con la sua vita: ti lasciava in sospeso.Perché mica poteva chiudersi così con te nel tuo piccolo mondo e mettersi a spingere passeggini… Aveva solo 40 anni e doveva fare ancora grandi cose: il giro in Harley sulla mitica route 66, la pesca subacquea tra i velenosissimi serpenti dell’Indonesia, un periodo di permanenza tra gli sciamani della foresta amazzonica peruviana, un mese di pellegrinaggio a Santiago, quindi un’esperienza tra i sufi persiani e una tra gli yogi dell’Himalaya, e poi c’era la start up da aprire con gli amici e l’avventura di camminare sulla fune sospesi per aria tra i grattacieli di Hong Kong a cui bisognava prepararsi…e poi ancora chissà quant’altro: c’era da preoccuparsi per la fame nel mondo coltivando insetti e vendendoli in confetti, c’erano sempre i soliti piccoli di foca da strappare ai famigerati cacciatori di pellicce e c’era la Madre Gea da difendere dagli aggressivi colonizzatori umani…
Appartenersi? definirsi? mettere casa? tirar su bambini?… Sei pazza? La vita è troppo breve per chiuderla con te. Lasciamola in sospeso. Ti lascio in sospeso…
Anzi, se mi ami devi lasciarmi libero di godere di tutte le opportunità, di essere aperto a tutto.
Se vuoi, sii complice con me. Lasciami vagare in sospensione e vieni a vagare anche tu sospesa…
Vedi io come ti amo: ti lascio libera, ti lascio in sospeso…
Tu in sospeso, io in sospeso, (eventuali) figli in sospeso, vita in sospeso… Tutto senza peso.
Oh beata “leggerezza dell’essere”!
Altro che “insostenibile”: non vedi com’è meglio? Non vedi come ci si sente più leggeri?
Non mi rispondi?
Ehi, dove sei?
Ti ho perso?…
Ops… mi sono perso… E adesso a chi racconto delle mie imprese sul Monte Fuji?
Ah, sì, le metto on line…
(Mimmo Armiento)