C’era una volta la mamma
C’ERA UNA VOLTA LA MAMMA…
Chiedo a Francesco: “Quando sei nato?” e lui mi risponde: “Sono nato da mamma!”. Ha 7 anni, ma non lo sa più. Non riconosce più le lettere. Non sa più disegnare una figura umana. Non sa più distinguere le figure geometriche… Dopo un anno di chemio e radioterapia per un tumore al cervello, appare disorientato, confabulante, ripetitivo. Non sa dirmi tante cose, anche quelle più semplici. Ma una cosa la sa: “Sono nato da mamma”. Una mamma che non lo ha lasciato un attimo, per tutto il tempo che è stata con lui in ospedale.
Una mamma… Chi “era” una mamma?
“Mamma” era la prima parola che imparavi a pronunciare. “Mamma! mamma!”: la cercavi sempre, qualche volta per avere questo o quello, ma spesso anche solo per avere lei, per averla vicino, per sentirla tua, la tua mamma.
Sì, perché la mamma non apparteneva ad altri, era innanzitutto “tua”, la tua mamma. E neanche tu appartenevi a te stesso, eri innanzitutto suo, il suo figlio.
Lei era anche, sì, la donna di tuo padre, ma ti era così complice che in segreto sapevi che lei amava te in un modo tutto speciale…
Era anche la mamma dei tuoi fratelli, sì, ma una intesa unica tra voi proteggeva la certezza che lei era innanzitutto “la tua mamma”.
Aveva anche il suo lavoro, i suoi impegni, i nonni, che la rubavano a te… ma era innanzitutto la tua mamma. Lo sapevate entrambi: in fondo non vedeva l’ora di stare con te, di riposarsi tenendoti tra le sue braccia, di occuparsi di te, di saperti felice, di gioire per te.
Dicevi “mamma” e dicevi “casa”. Lo sapevi che lei c’era sempre. Era lì a casa. Dove potevi sentirti al sicuro, protetto e benedetto. A casa. At home.
Quella stessa “casa” che ti aveva ospitato nel suo grembo e che avevi ritrovato mentre ti allattava al seno (lo stesso cuore, lo stesso corpo, lo stesso ritmo, gli stessi odori…) e che ti aveva abbracciato stringendoti a sé quando ne avevi bisogno…
Potevi andare a dormire tutte le sere sapendo che mentre chiudevi gli occhi, tua madre li teneva aperti su di te, ti portava nel cuore, pregava per te.
E se stavi male prim’ancora delle medicine volevi lei con te! E anche quando ti lamentavi la invocavi ancora come per trovare sollievo : “Mamma, mamma mia”…
E se eri felice la prima persona a cui volevi dirlo era lei! Per poi dirlo insieme a papà!
La mamma. Non solo una persona reale, ma la Realtà fatta persona!
Non una donna qualsiasi, ma la Donna fatta persona!
Non un amore tra gli altri, ma l’Amore fatto persona!
Con la sua sola presenza esorcizzava i demoni che turbavano il tuo sonno. Con il suo solo sorriso ti infondeva coraggio e forza. E se poi canticchiava, mentre faceva con calma i servizi in casa, ti sentivi la persona più felice del mondo.
“Mamma”: e sapevi chi eri.
“Mamma”: e il mondo ti bastava.
“Mamma”: e la vita era bella.
“Mamma”: così bella da sembrare una favola!
Poi le cose cambiarono. All’inizio giustamente. Ci furono donne che lottarono per non essere svalutate, per non essere costrette ad amare, per non essere fatte oggetto di violenza. E le donne conquistarono il diritto di essere riconosciute pienamente “persona”!
Ma poi le cose degenerarono. Alcune cominciarono a pensare che la via giusta per essere donne, fosse quella di essere del tutto come i maschi. Altre dimostrarono di saperlo fare. Tutto e anche meglio! E ben presto la cosa si diffuse fino a diventare normale per tutti.
E fu così che “persona” divenne sinonimo di “individuo”. Tutti uguali, senza differenze. Tutti omogenei. Anche i corpi, il sesso: tutto uguale. Anzi i corpi cominciarono a non essere nemmeno più “ascoltati” e “accolti”. Potevano invece essere resi “muti” e “obbedienti” con gli strumenti della Tecnica. Poi anche “rifatti”. Poi anche “costruiti” ex-novo.
E scomparvero i corpi.
Da tempo si erano già estinti i padri.
Poi con i corpi, si estinsero anche le madri…
C’ERA UNA VOLTA un uomo e una donna che si amavano teneramente come fossero una carne sola. E donandosi nei loro corpi, come una carne sola, ebbero la sorpresa di ritrovarsi gravidi di una creatura, un piccolo d’uomo: ma non uno qualsiasi, uno con i loro occhi e la loro pelle, il loro profumo, i loro lineamenti, uno fatto della loro stessa carne. Un bambino che potevano amare, come amavano se stessi nel proprio corpo, e come si amavano l’un l’altro, nei loro corpi. Un bambino che quando si fosse chiesto: “Chi sono?” avrebbe subito ricevuto la risposta: “Tu sei l’Amato! Tu sei il Figlio del nostro Amore. E noi siamo tutti figli di un Unico Amore!”. E quando avesse chiesto: “E cos’è questo mio corpo?” avrebbe subito udito: “E’ la “casa” dell’Amore da cui sei nato! E’ il segno che tu appartieni al nostro Amore. Che tu sei “di casa” nel nostro cuore prima che nel tuo!”
E fu così che vissero tutti felici e contenti.
Oggi le bambine non giocano più con cicciobelli e carrozzine. Si industriano invece ad accessoriare le loro barbie in carriera. Per imparare ad essere prestanti e conquistare tanti “like” e tanti “fan”.
Non c’è più tempo per fare le madri. Un’assurdità poi farlo a tempo pieno!
Non c’è più la serenità per stare a casa con i figli. Un’assurdità fare solo questo!
E poi ci sono cose più importanti, che essere madre. Ci sono cose più urgenti!
Forse sì va bene come “regalo di fine carriera” o come un “qualcosa in più” per completarsi, ma comunque rigorosamente part-time. Altrimenti diventerebbe una prigione: e questo sarebbe assurdo!
Anche in passato c’erano mamme fredde e anaffettive, mamme distanti e mamme violente, ma c’era una cultura che “proteggeva” la maternità, che la ri-presentava a chi l’avesse perduta. Oggi la nostra cultura non solo non aiuta le donne a diventare mamme felici, ma le disorienta proprio, le scoraggia, le confonde, le inganna, le uccide!
Non abbiamo più bisogno di mamme – dice la nostra Cultura del Consumo e dell’Indistinto. Basta ora la TV-mamma, la Scienza-mamma, lo Stato-mamma, la Scuola a Tempo Pieno-mamma, la Puericultrice-mamma, la Colf-mamma…
E finalmente anche l’Utero-mamma: quello in affitto prima e quello completamente tecnologico dopo. Così verremo al mondo non solo senza far perdere inutile tempo a donne “in attesa” e senza fastidiosi inestetismi per loro e pericolosi rischi per la salute, ma anche senza traumi pe i nascituri, che verranno alla luce ben puliti e senza difetti, ben costruiti in serie e poi anche “personalizzati” secondo i desideri alla moda, accuratamente selezionati nelle loro fattezze pre-programmate, acquistati come investimento sicuro e coperti comunque con garanzia soddisfatti o rimborsati…
Meglio che banali uomini. Verremo al mondo già come “Oltre-uomini”.
C’ERA UNA VOLTA… LA MAMMA
Oggi ci siamo noi, androidi di plastica. Bip!
P.S. Dedicato alle donne che hanno il coraggio di credere alle favole. Dedicato agli uomini che hanno il coraggio di amarle fedelmente, come in una favola.Dedicato alle coppie che desiderano donare ai propri figli una vita da favola!
Io per parte mia… ringrazio mia madre di avermi amato così – da mamma – e ringrazio mia moglie che un bel giorno ha creduto che, sì, avrebbe potuto anche diventare notaio, ma che la favola per lei sarebbe stata una famiglia felice, con lei a dirigerla a tempo pieno: “mamma di qua”- “mamma di là”…
Lei non ha ancora il tempo di rendersi conto se sarebbe stato meglio aver fatto il notaio. Sono passati solo 21 anni. Per ora non sembra annoiata. Né triste…
Io intanto sono qui a raccontarne la Bellezza.
GRAZIE, MAMME!
(Mimmo Armiento)
#ingannevolecomelamore
#lafelicitaeunascelta