Amare non è solo dire all’altro che è bello, ma anche che può farcela.
Dire a un tutto ammaccato: “sei magnifico”, è anche dirgli: “non aver paura di te stesso e del tuo passato, non aver paura dei tuoi genitori. Sei libero, puoi cambiare, puoi costruirti la vita”.
Amare è credere che ogni persona ferita nella memoria, nel cuore o nel fisico possa trasformare le proprie ferite in fonte di vita. Amare è sperare per l’altro e iniettargli il virus della speranza.
La condizione del bambino picchiato, di quello abbandonato, di quello segnato dall’alcol, dalla droga e da altre situazioni penose, non è affatto genetica.
Tutti hanno il diritto di cambiare.
Bisogna ricordarsi del passato, non per impantanarcisi, ma per tenerlo a bada: no, non cederò più alle sirene della fatalità.
Dal momento che tutti siamo unici, approfittiamone. Un semplice gesto d’amore spassionato può far vacillare una genetica desolante, scombinare dei cromosomi programmati.
(Tim Guénard, “Più forte dell’odio”)