Custodire il germe della propria fortuna
“La maggior parte degli uomini ignora di custodire il germe della propria fortuna.
Lo cerca all’esterno, nelle sensazioni superficiali o in certe esperienze estreme.
E, non trovandolo, finisce per condurre una vita infelice…..”
Direttore – “Ti racconterò una storia, Tomás. Il protagonista è un ragazzo che sognava di diventare chitarrista. L’avventura comincia la mattina del suo quattordicesimo compleanno. Quando gli regalano una chitarra.”
Tomás – “Che colpo di scena”
Direttore – “Era veramente bella. Ma piena di corde. Il ragazzo le sfiorò con le sue dita timide e ne fu respinto. Allora le toccò con più vigore: la chitarra emise un gorgoglio ottuso che non aveva niente da spartire con il mondo dei suoni che lui sentiva dentro.”
Tomás – “Avrebbe fatto meglio ad andare a lezione di musica”
Direttore – “Ci andò. Aveva imparato da qualche parte che quando un sogno ti resta incollato addosso per molto tempo significa che non è più un’illusione, ma un segnale che ti sta indicando la tua missione nella vita. Cucinare spaghetti. Fare calcoli. Riparare orologi. Ciascuno la sua e l’errore consiste nel credere che una sia più importante dell’altra, solo perché non tutte procurano fama e denaro.”
Tomás – “Ci sarà pure una differenza fra chi ripara orologi e chi viene chiamato a riparare il mondo?”
Direttore – “Nel giudizio degli uomini. Non in quello dell’universo, se entrambi infondono nella propria opera il senso di un’esistenza. Il ragazzo era sicuro che la sua missione consistesse nel tirare fuori dalla pancia quei suoni.”
Tomás- “E come si comportò a lezione?”
Direttore – “Non apprese nulla, purtroppo. Allora ci tornò. E fu ancora peggio.”
Tomás – “In questi casi è sempre meglio smettere. Io l’ho fatto un’infinità di volte. Lasciai perdere la boxe il giorno in cui riuscii a mandarmi al tappeto ma solo.”
Direttore- “Il ragazzo la pensava come te. Disse mi arrendo, il mio sogno era falso, non ho alcun talento per la musica. Nascose la chitarra in un baule e accese la radio per impedirsi di pensare. Venne invaso da un suono semplice e nuovo che riecheggiò nella sua anima. All’epoca lo chiamavano skiffle, ma era già il rock.”
Tomás – “il rock? Vi facevo più noiosi qui.”
Direttore – “Il ragazzo riaprì il baule, abbracciò la chitarra e provò il primo accordo. In quel momento capì che per sapere se un sogno é giusto bisogna prima rinnegarlo, affinché la vita te lo restituisca per sempre con una rivelazione improvvisa.”
Tomás – “E una volta compreso il suo talento in quale modo lo sprecò?”
Direttore – “Chi trova il proprio talento non lo spreca mai. Quel ragazzo si chiamava John Lennon.”
Tratto da: “L’ultima riga delle favole” di M. Gramellini