Difendiamo i nostri figli
Ci chiamiamo “Ingannevole come l’amore” perché l’amore è ingannevole quando si esaurisce in un “secondo me” che rende lecita e buona ogni cosa. Non basta sentirsi motivati dall’amore… per amare!
“Amare” richiede infatti l’umiltà (cioè il non-narcisismo!) di riconoscere una “verità” che ci è data, una struttura oggettiva di fondo dell’umano che non viene posta da me o da te, da questa o quella autorità, da questa o quella moda del momento. È in quest’ottica che la nostra Repubblica “riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” (Costituzione Italiana, art. 29).
E riteniamo che sia parte di questa “umile” verità ammettere che per ogni figlio è “più bello” avere un “papà” e una “mamma”, carne della sua carne, ed esserne amato. E che spetti innanzitutto ai suoi genitori il compito di educarlo nell’amore, come la nostra Costituzione recita all’art. 30: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”.
Uno stato che gradualmente si allontani dal riconoscimento dei diritti naturali, in nome di un orientamento sempre più culturale e ideologico, non perde via via la sua identità di “stato di diritto”, divenendo di volta in volta espressione del “potere di una maggioranza”? E sono noti a tutti gli orrori di cui maggioranze abilmente e occultamente manovrate hanno cosparso la storia.
La maggioranza potrà definire ciò che è legale e ciò che non lo è. Ma non potrà mai stabilire ciò che giusto e ciò che ingiusto, il che non appartiene al parere dei più numerosi ma è un dato che si dimostra da sé, scritto nell’essenza stessa delle cose. La giustizia, il bene, la verità, la bellezza non si decidono a tavolino: sono già a fondamento del reale. Semplicemente si scoprono e si contemplano.
Uno Stato non può imporre autoritariamente dei valori dall’alto perché i valori non si costruiscono a suon di leggi. I valori pre-esistono alle leggi: queste, semmai, li difendono. Ma senza un fondamento oggettivo e senza l’umile prudenza di ancorarsi a ciò che si dimostra da solo, lo Stato diventa un “tiranno”, la cultura diventa la “legge del più forte” e l’educazione un “indottrinamento”.
Noi contempliamo la bellezza della famiglia naturale, quella formata da una mamma e da un papà, perché meglio esalta i valori dell’alterità e della complementarietà. Noi annunciamo la verità dell’amore nuziale di una donna e di un uomo (“una sola carne”) che abbracciano il loro bambino e lo sentono “carne propria”, perché sanno che non ci sono di mezzo gameti o uteri estranei.
Noi riconosciamo l’umiltà di una coppia che non ha avuto figli e non ha fatto ricorso a tecniche di manipolazione della vita, perché la genesi della vita umana è dono e mistero, non materiale di laboratorio. Noi apprezziamo la bontà di coloro che, avendone le possibilità, si sono aperti all’adozione, lottando contro una burocrazia complicatissima e a volte perversa, perché così hanno sottratto bambini alla povertà, alla solitudine e allo sfruttamento.
Noi stimiamo l’omosessuale che si è conosciuto, ha fatto pace col suo orientamento e lo vive senza commiserazione e senza ostentazione, perché ha capito il suo valore e la sua unicità come persona fatta per amare. Noi applaudiamo a due omosessuali che, alla luce di tutti i diritti che lo Stato già riconosce loro come coppia, hanno rinunciato alla pretesa del figlio, perché nessuno ha diritto a un figlio, nemmeno un eterosessuale.
Questa è la voce della nostra Associazione, che si unisce ad altre Associazioni laiche e religiose, in vista della Mobilitazione nazionale pro-famiglia (comitato “Difendiamo i nostri figli”) prevista a Roma per il prossimo 20 giugno.